Quante volte nell’immaginario collettivo la figura dell’ostetrica è collegata solo al momento del travaglio e del parto? Troppe. Eppure il travaglio e il parto sono soltanto una piccola parte di tutto ciò che compete chi sceglie questa professione.
Oggi, 5 maggio, è la giornata internazionale delle ostetriche, ed io ho voluto rendere omaggio a queste donne per le donne con un’intervista a Francesca Cremonini. Mi ha raccontato cosa fa un’ostetrica, in cosa si differenzia da un ginecologo, le preoccupazioni delle mamme in questa emergenza Coronavirus e ciò che si prova ad assistere ad una nascita.
Lei è l’ostetrica che ha fatto nascere mia figlia lo scorso ottobre all’ospedale Carlo Poma di Mantova. È la persona che mi ha guidata al momento del parto e ricorderò sempre il suo volto, il suo sorriso e le sue parole di incoraggiamento quando pensavo di non essere capace di partorire.
Sì, giuro che succede anche questo in sala parto: può arrivare il momento in cui credi di non essere abbastanza brava, come a scuola durante le interrogazioni (ok, forse un po’ di più), ti viene l’ansia da prestazione (o anche l’ansia e basta). Insomma non capisci nemmeno dove ti trovi.
Avevo ringraziato lei e le altre ostetriche che mi hanno seguita durante il lungo travaglio e mando un abbraccio virtuale alle allieve Chiara, che mi aveva salvata da una iniziale semi crisi di panico, e a Sara, che non riusciva mai a vedere un parto fino alla fine – compreso il mio – e spero nel frattempo ne abbia visti molti. Se mi state leggendo, sappiate che non mi dimenticherò di voi.
L’esperienza della gravidanza e del diventare mamma mi ha permesso di capire quanto sia importante questa figura per la vita di una donna. E no, non solo per le mamme, ma per ogni donna.
Sarà per la deformazione professionale che mi spinge sempre ad andare oltre l’apparenza e la superficie, ho allora iniziato a documentarmi e deciso che volevo cercare di far conoscere meglio la professione ostetrica.
Di cosa si occupa una ostetrica?
L’ostetrica, in quanto operatore sanitario dotato di laurea abilitante ed iscrizione all’albo professionale, è quella figura che si occupa dell’assistenza alla donna durante tutto il suo ciclo di vita.
Spesso, l’ostetrica è confinata nell’immaginario collettivo all’ esclusiva assistenza del travaglio e parto, ma non è così.
Restano di competenza ostetrica la cura del neonato fino al compimento del primo anno di vita, i programmi di educazione sanitaria e sessuale nelle scuole e nella famiglia, i corsi di preparazione al parto e post parto, la gestione dell’allattamento e delle sue problematiche, la prevenzione dei tumori della sfera genitale femminile, la prevenzione e la cura dei disturbi del pavimento pelvico e la gestione della donna in menopausa.
Ultima, ma non meno importante, è l’assistenza in autonomia e propria responsabilità dei travagli e parti fisiologici. Ciò sta a significare che la figura del ginecologo, sebbene sia presente in sala parto, non prende parte all’assistenza del parto fisiologico in quanto di competenza esclusivamente ostetrica.
L’aspetto più bello di questa professione, che mi ha sempre affascinato, è quello di essere una disciplina a 360 gradi, che ci ha reso competenti in tanti ambiti e che ci permette di reinventarci ogni giorno.
Cosa significa per lei essere un’ostetrica?
Penso spesso a questa domanda e non sono ancora riuscita ad esternare con le parole quello che sento dentro nei confronti del lavoro che svolgo. Vorrei dire che ho sempre desiderato fare l’ostetrica fin da quando ero piccola o che l’aver preso parte a un evento particolare abbia scatenato in me questa vocazione, ma non è così.
Sono capitata nella facoltà di ostetricia un po’ per caso. Non sapevo se sarebbe stata o meno la strada giusta, ma fin dai primi tirocini nei reparti dell’ospedale ho capito che avevo fatto Bingo!
Terminata la scuola ed iniziando il mio lavoro come libera professionista, ho iniziato ad assumere maggiore consapevolezza sul significato di questa professione. È come una calamita per me. Richiede dedizione, pazienza, dolcezza e delicatezza in ogni cosa che ci si appresta a fare o dire. È una professione che prevede rispetto, forte senso di responsabilità e un aggiornamento continuo per permettere alle donne di ricevere un’assistenza sempre più adeguata.
Mi ritengo molto fortunata a poter svolgere questa professione. Mi ha permesso di cambiare, di lavorare su di me e sul mio carattere. Negli anni ho trovato il coraggio e la determinazione che non credevo nemmeno di possedere. Ho sviluppato una forte sensibilità, bisogno di condivisione e contatto che mi sono stati utili non solo nello svolgimento della professione ma nei rapporti che intrattengo nella vita in generale.
La risposta giusta alla domanda “che lavoro fai?” non è “faccio l’ostetrica”, ma “sono un’ostetrica”.
Perché, secondo lei, questa professione nell’immaginario collettivo viene a volte sottovalutata?
Credo che la professione ostetrica venga sottovalutata più per ignoranza che altro. Durante gli anni in cui ho svolto la mia attività come libera professionista, mi sono ritrovata spesso con le colleghe a promuovere la figura ostetrica prendendo parte ad eventi e manifestazioni culturali.
Ogni volta che ci avvicinavamo ad una donna per informarla delle attività che normalmente svolgiamo la risposta era immancabilmente “no no grazie, io ho già dato” riferendosi alla gravidanza ovviamente. Insistendo, scoprivamo che spesso le donne non erano a conoscenza delle reali competenze ostetriche e si affidavano al ginecologo o ad altre figure, ignorando totalmente la nostra figura.
Cosa si prova a supportare una donna durante gravidanza, travaglio e parto?
Supportare una donna durante il travaglio e parto per me è l’atto più naturale e allo stesso tempo più difficile del mondo. È un evento incredibilmente intimo e riservato in cui è importante entrare in punta dei piedi ma con la disinvoltura che ti permette di instaurare un rapporto diretto di fiducia reciproca con la coppia e i propri vissuti in pochissimo tempo.
Richiede pazienza in ogni momento, ma anche quel pizzico di forza e determinazione che ti permettono di far sentire che ci sei, stringendo quelle mani che durante il travaglio chiedono aiuto e conforto.
Supportare una donna durante il travaglio e parto significa non perdere mai di vista l’obiettivo offrendo mille strade per raggiungerlo, significa condividere e prendersi cura, accarezzare, coccolare e a volte sdrammatizzare.
Significa guidare sguardi imploranti, spaventati, a volte persi, nel momento del parto, in cui dopo tutto il percorso fatto si fa la conoscenza di un nuovo arrivato.
Esserci nel momento del parto significa essere la prima persona che accoglie tra le sue mani il miracolo della vita e sente, ogni volta, di essere la persona più fortunata al mondo!
Quali sono le principali differenze tra il ruolo dell’ostetrica e quello del ginecologo?
La principale differenza è che il ginecologo è un medico che ha frequentato un corso di laurea in medicina e chirurgia con la successiva specializzazione in ginecologia e ostetricia, mentre l’ostetrica è considerata un operatore sanitario che ha conseguito il diploma di laurea in Ostetricia (professione sanitaria).
La differenza sostanziale tra le due figure è l’approccio che hanno nei confronti della paziente. Il ginecologo avrà un approccio medico, e ciò può ritenersi necessario in caso di gravidanza ad alto rischio o in casi particolari in cui insorgono complicanze durante la gestazione e si necessita di cure mediche dedicate. Il ginecologo è la figura che può intervenire in caso di complicazioni e prescrivere farmaci o effettuare interventi chirurgici.
Al contrario, l’ostetrica non può prescrivere farmaci e non può intervenire chirurgicamente se non supportando l’operato del chirurgo. Come raccomandato dalle Linee guida sulla gravidanza fisiologica, alle donne con gravidanza fisiologica deve essere offerto il modello assistenziale basato sulla presa in carico da parte dell’ostetrica.
In collaborazione con l’ostetrica, il medico di medicina generale, i consultori e le altre strutture territoriali costituiscono la rete di assistenza integrata alla donna in gravidanza. Questo modello assistenziale offre la possibilità, in presenza di complicazioni, il coinvolgimento del ginecologo e di altri specialisti.
In questo periodo di emergenza Coronavirus, c’è una maggiore preoccupazione da parte delle mamme che arrivano in ospedale?
La gravidanza e il parto, rappresentano un periodo di grande cambiamento nella vita di una donna e della coppia, spesso carico di preoccupazioni e paure. Sicuramente, dover affrontare il travaglio e parto in questo momento non è semplice.
Le donne si sentono spesso “abbandonate” dai ginecologi curanti, che per ovvie ragioni hanno dovuto ridurre all’osso l’attività di libera professione e il fatto di non aver potuto frequentare un corso di accompagnamento alla nascita, se non tramite qualche lezione on-line, le rende ancor più spaventate di quello che dovranno affrontare.
Un’altra paura che percepisco spesso, è quella di non poter vivere l’esperienza del parto con accanto il proprio compagno. Fortunatamente l’ospedale in cui lavoro offre la possibilità ai papà di presenziare durante tutto il travaglio e di assistere al momento della nascita, questo rende sicuramente le future mamme molto più tranquille.
Il nostro ruolo di ostetriche, soprattutto in questa situazione, è quello di offrire oltre alla nostra esperienza professionale e capacità, anche tutta la nostra comprensione e dolcezza per tranquillizzare i futuri genitori, permettendogli di vivere al meglio la nascita, che rappresenta un momento positivo e carico di vita, cercando di lasciare il Coronavirus fuori dalle porte della sala parto.
Quale consiglio vorrebbe dare a chi desidera diventare ostetrica?
Sicuramente di lasciarsi trasportare e di mettercela tutta! Personalmente, non è stato un percorso facile sia dal punto di vista formativo che lavorativo. Spesso ho avuto la tentazione di mandare tutto all’aria e cambiare completamente lavoro ma poi c’era sempre qualcosa che mi riportava alla mia professione.
Essere ostetrica è una fortuna grande, perché prima di essere un lavoro questa professione è passione, quella passione che fa passare in secondo piano le fatiche e la stanchezza, quella passione e quel trasporto che ti fanno dire “non potrei mai fare un lavoro diverso da questo.”
Ringrazio Francesca Cremonini per il prezioso contributo a questo articolo.
“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.
Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme.
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